Bisticciamo coi volumi della moda fin da quando siamo bambine, con quella gonna che va sempre troppo giù o troppo su!
E ammettiamolo, ogni donna ha la sua mania: devo coprire questo, devo esaltare quest’altro. No, questo non si deve vedere, quello invece più in bellavista dell’aragosta!
Ci creiamo difetti immaginari che vogliamo coprire a tutti i costi, vogliamo mitigare i nostri punti deboli ed esaltare quelli di forza. E le tendenze del periodo modaiolo a volte ci aiutano, altre ci fanno disperare o semplicemente ignorare una tendenza perché “non fa per noi”.
La donna a mela degli anni ’60 avrà accolto con gioia le coprenti forme a uovo dei cappotti! E quanto poco consenso invece avranno avuto per le donne a clessidra dal vitino stretto che esalta le altre forme!
Tanti altri esempi di questi tipo ci evidenziano una grande contraddizione intrinseca della funzione dell’abito che nasce per coprire il corpo dall’altrui sguardo, lasciando inevitabilmente scoperte altre parti che saranno quindi enfatizzate.
La storia del costume ci dice che questa dinamica è sempre esistita, ed è così in tutte le parti del mondo: ci si veste secondo l’idea di una bellezza condivisa, è LA MODA.
Ho raccolto alcune curiosità storiche che ci dimostrano come il vestire comune sia sempre stato influenzato dai contesti sociali.
5 curiosità sui volumi della moda
1) NEL MEDIOEVO: LUNGO PER LE DONNE, STRETTO PER GLI UOMINI
Nel periodo medioevale del gotico, quando tutto era una celebrazione della verticalità (come le guglie altissime delle cattedrali europee di questo stile), anche gli abiti delle donne seguivano questa tendenza, con lunghezze a strascico e maniche che toccavano a terra. Persino la vita delle vesti femminili era alta, “per voler alludere a un perpetuo stato di gravidanza”, scrive Maria Giuseppina Muzzarelli nel suo saggio Breve Storia della Moda in Italia.
Pensiamo invece a quanto fossero esposte le gambe degli uomini, sempre con quelle calzamaglie attillate e super colorate che oggi rivediamo solo nelle rievocazioni storiche del Palio di Siena!
2) SECOLI DI BUSTO STRETTO E GONNA LARGA E LUNGA
Davvero secoli, perché dal 1500 al 1800, con tutte le varie differenze del caso, possiamo vedere una moltitudine di abiti femminili alla Maria Antonietta o Elisa di Rivombrosa. Corpetto bello strizzato e gonne ampie e lunghe fino a terra dalle quali non si sarebbe mai vista alcuna depilazione trascurata! Sarebbe stato il mio ideale di vita per ignorare la circonferenza di cosce e polpacci.
A proposito di Elisa di Rivombrosa: l’attrice Jane Alexander, che nella serie tv interpretava la perfida marchesa Lucrezia, disse di aver recuperato la snellezza del punto vita post gravidanza proprio grazie ai bustini stretti che indossava ogni giorno sul set. Amici potenti della moda, pensiamoci a far tornare questo trend settecentesco!
3) I VOLUMI DELLA MODA SCOMODI: GORGIERE E PARRUCCHE
Abbiamo capito che il corsetto, pieno di stecche e tiranti che comprimevano tutte le viscere dell’apparato gastro-intestinale, non dev’essere stato tutto questo Carnevale di Rio. Ma c’è di peggio.
Un accessorio da imprecazione era la gorgiera. Un collo talmente voluminoso e scomodo che poteva impedire di guardare dove si mettevano i piedi! Ma la moda dell’epoca voleva creare una netta separazione tra testa e corpo, enfatizzando il pallore materico della donna e allora ok, ammazziamoci ma con la gorgiera di cartone (o metallo!) ricoperta di pizzi. Che chic!
Anche le parrucche giganti della corte di Francia non dovevano mica essere uno scherzo. Luigi XIV aveva al suo servizio 48 parruccai… altro che extension di Federico Fashion Style! Le parrucche potevano anche raggiungere un’altezza di 60 centimetri. Certamente facevano sembrare tutti più alti ma, per non rovinare queste impalcature, le donne avrebbero dovuto dormire sedute su una sedia.
4) IL SUPER CORTO: LA MINIGONNA
Se per quasi cinque secoli – dal Trecento all’Ottocento – la moda alternava i periodi di vita alta a quelli di vita bassa, dal 1830 compare per la prima volta l’accorciamento della gonna. Solo le caviglie per carità! Ma da lì ai più recenti anni Sessanta i centimetri di stoffa si sarebbero ridotti molto: si entrava così nell’era della minigonna.
Il passaggio fu graduale ma relativamente rapido. Nel XIX secolo le prime femministe si ribellarono alla scomodità dei tessuti lunghi e pesanti e alle sottovesti. Con la prima guerra mondiale si diffuse l’uso dei pantaloni tra le donne e, subito dopo, gli orli delle gonne presero la scalata verso l’alto. Le gambe delle donne stavano diventando sempre più protagoniste.
Si attribuisce il periodo della minigonna agli anni ’60 con la famosa stilista inglese Mary Quant ma negli anni ’40 e ’50 le micro gonne erano già diffuse e non solo tra le pin-up americane!
5) IL SUPER STRETTO: I LEGGINGS DEGLI ANNI ’80
Diciamolo subito: si chiamavano fuseaux. Ma era la stessa cosa. Praticamente toccava alle donne quel trend già sfruttato dagli uomini nei tempi medievali! Gambe attillatissime, fasciate da tessuti nei colori pop tipici del periodo che si indossavano dal giorno alla sera. Dal momento aerobica al drink con l’oliva e le spalline imbottite.
Quanti altri spunti ci sarebbero per parlare dei volumi della moda? Tantissimi!
E con questo post mi è venuta in mente anche l’odiata felpa oversize che mia mamma mi costringeva a mettere alle elementari. Vado a chiudermi nell’armadio per dimenticare…