Simbolo di giovinezza, innocenza, romanticismo, dolcezza, raffinatezza, sensibilità, … il rosa è un colore positivo che infonde sicurezza, calma i sentimenti di rabbia e aggressività e trasmette tranquillità.
Oggi il rosa viene considerato la tonalità femminile per antonomasia.
Ma è sempre stato così?
In realtà, per molto tempo il rosa ha avuto una connotazione asessuata. Anzi, spesso veniva associato più ai maschi – in quanto colore vicino al rosso e quindi capace di evocare abiti di eroi e combattenti – che alle femmine, per le quali invece si preferiva il blu, una tinta più delicata e adatta al gentil sesso, poiché richiamava il colore del velo della Madonna.
Fino al Diciottessimo secolo era normale, per un uomo, indossare un abito rosa. I bambini invece, fino ai sei anni, vestivano di bianco indipendentemente dal sesso.
È dunque solo in tempi molto recenti che il rosa si afferma come colore femminile.
Uno dei primi riferimenti letterari lo ritroviamo nel romanzo “Piccole donne” di Louisa May Alcott, in cui si parla di nastrini rosa e azzurro per identificare femmine e maschi. Tuttavia la Alcott sottolineava che si trattava di una moda francese del tempo, una sorta di vezzo estetico, e non di una regola consolidata.
Di fatto, la moda comincia a cambiare nei primi anni Trenta del secolo scorso, quando gli uomini iniziarono a indossare colori scuri, legati al mondo degli affari, per differenziarsi dalle donne dedite alla vita familiare e casalinga, e che vestivano con toni più chiari e delicati.
Ma è negli anni Cinquanta che si concretizza la netta dicotomia azzurro/rosa – maschio/femmina, nell’abbigliamento e nei beni di consumo.
Nei due decenni successivi, il Movimento di Liberazione delle Donne tentò invano di eliminare quest’associazione di genere che, identificando il rosa come il colore femminile per eccellenza, portava ad attribuire alla donna un carattere docile e remissivo.
Le aziende di moda, attraverso mirate strategie di marketing, riuscirono ad avere la meglio sul movimento femminista e il rosa, negli anni Ottanta, si impose definitivamente come tonalità esclusiva delle donne.
Complice di questa “femminilizzazione” del rosa fu il successo della Barbie, la bambola più famosa del mondo… da quel momento, il mondo delle bambine si è tinto di rosa.
Oggi le cose sono un po’ cambiate e il rosa sta diventando sempre più una cromia genderless, grazie anche agli stilisti che spesso lo propongono nelle sfilate maschili, ricordandoci che ciò che conta davvero nella moda è indossare un capo con personalità e che rappresenti noi stessi e i nostri stati d’animo.