Cipolle germogliate più alte dei baobab del Madagascar, avocado in putrefazione, uova di gallina estinta nell’era di Holly e Benji: questo è il frigorifero che si ritrova l’italiano medio al venerdì sera, ed ecco perché poi si esce a mangiare una pizza.
Rendiamoci conto che se avessimo avviato il business dei sacchetti dell’umido oggi saremmo a bere un drink con Briatore e a fare shopping con Paris Hilton. E invece di ricco abbiamo solo la pattumiera e l’unico messaggio dell’Expo che ci è rimasto è che al padiglione del Giappone c’era troppa coda. Non abbiamo capito niente amici.
Purtroppo i dati riferiscono più di 1 miliardo di tonnellate di cibo sprecato, a fronte di quasi 1 miliardo di persone che soffrono la fame. Il problema non è solo domestico ma si origina anche nelle fasi di produzione agricola, nelle lavorazioni industriali, nella distribuzione e nella ristorazione.
Ma abbiamo una responsabilità: buttare il cibo è una delle cose più brutte e inutili, meglio fare una spesa più oculata, comprare solo il necessario, utilizzare anche gli avanzi, controllare per tempo le date di scadenza e organizzarsi. Basta poco, ma è necessario e lo sanno anche i cinesi dell’all you can eat che ti puniscono se metti nel piatto e poi avanzi.
Il cibo è denaro e cultura. Nessuno vuole essere povero e ignorante.
A volte sembra difficile definire cosa sia lo spreco alimentare ma vi sfido a tornare indietro nella memoria per scoprire che questo concetto l’abbiamo interiorizzato alla perfezione già quando eravamo bambini.
Terza elementare, finisce la giornata di scuola, il papà mi viene a prendere all’uscita, gli racconto di aver preso un bel voto e lui mi dice che mi merito un bel gelato, il più buono di tutta la città e posso prendere il cono da tre gusti! La scelta è sempre difficile perché i miei gusti preferiti sono almeno ventordici ma dopo un’eccitata riflessione decido per nocciola, tiramisù e cocco. Esco dalla gelateria più felice di Peppa Pig nelle pozzanghere di fango e il gelato si spiattella a terra. Frustrazione e sconforto, lacrime e sangue, terremoto e tragedia per il primo grande spreco alimentare della mia vita.